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Perché proprio la cucina ci salvò dalla quarantena 2020

Questa è una lettera destinata ai posteri. Gente del futuro, se state svolgendo un'indagine in merito all'emergenza COVID-19 che costrinse l'Italia alla quarantena durante la primavera 2020, siete nello spazio di rete giusto. Vi avverto, però: qui si parla di cose da cucinare.


pizza fatta in casa

Non stupisce che uno dei primi scaffali del supermercato a essere stato saccheggiato, durante il lockdown, sia stato quello del lievito. Diamine, siamo italiani, la pizza ci scorre nel sangue! Eppure, garantisco, ci sono italiani che non sanno nemmeno da dove partire per mettere in piedi un impasto lievitato.

Come mai tutti - anche i meno avvezzi ai fornelli - chiusi in casa come canarini, hanno scelto di familiarizzare con successo con quella passaporta della cuccagna che è il forno?


La noia si prende gioco di tutti noi: tanto agognata nelle giornate con l'acqua alla gola quanto maledetta durante i fine settimana inzuppati di torpore di casa. La preparazione di una crostata meringata al limone dovrebbe portar via abbastanza giri d'orologio per trascinarsi fino a sera, indenni e scampati alla morsa della tediosa signorotta di cui sopra.


Ma non si tratta solo di questo.


C'è qualcosa che, ancor più della necessità di occupare del tempo, preme sulla volontà di preparare qualcosa di buono. E la spiegazione sta proprio in quel buono. Abbiamo bisogno, come esseri umani dotati di coscienza, di creare qualcosa che ci appaghi. Cucinare è un atto d'amore, è vero: innanzitutto amore per se stessi. Risponde al bisogno di soddisfacimento e consolazione dell'io.

Prendiamo la meringata al limone di poco fa. Chi proverà più compiacimento affondando la forchetta nella prima fetta? Tu che l'hai confezionata con tanta cura o la dirimpettaia per cui dici di averla preparata?


Nella moderna cucina, la necessità ancestrale del nutrimento e il binomio casa-focolare già a lungo inflazionato si fondono con il gusto per l'estetica.

Costruire qualcosa di fragrante e variopinto con le proprie mani ci fa immedesimare in piccoli e diabolici fattucchieri. Mette di buonumore e ci pervade di trionfo.


, anche quel tramezzino striminzito che ti pareva tanto squallido quando l'hai ingurgitato per la fame.


C'è stata, infine, in queste settimane di quarantena, una rivalutazione dell'attesa e della sorpresa. Abbandonarsi ai tempi lenti che, talvolta, richiede la cucina, diventa terapeutico e formativo.

Come a dire che tutto e subito è una pretesa di insolenza e vacuità.












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