Quella del foodblogger pare essere la professione più godereccia dell'ultimo ventennio. Sul web, accanto a sfavillanti diari digitali a tema fashion&style, non hanno tardato a farsi attendere archivi culinari dalle mille portate. Ma la scrittura enogastronomica non si limita alla creazione e pubblicazione di ricette.
Oggi approfondiamo il significato della foodwriting: cosa significa scrivere di cibo e in che forma lo si può fare?

Ma partiamo con ordine: cos'è la foodwriting?
Si tratta di una forma di scrittura professionale e funzionale che ha come oggetto il cibo e il vino, e tutto ciò che ruota attorno a essi. Quasi sempre, la foodwriting adotta uno stile sinestetico, in grado di coinvolgere tutti i sensi del lettore e di evocare emozioni e ricordi (lo stesso ruolo che, molto spesso, è affidato al cibo).
Dove si applica?
La foodwriting è una tipologia di scrittura tanto settoriale quanto eterogenea. I contesti in cui viene applicata, che potremmo definire "ambiti d'azione", sono quattro: editoria, giornalismo, comunicazione aziendale e turismo enogastronomico. Ognuno di questi settori richiede tecniche di scrittura differenti e prevede la pubblicazione di testi differenti.
In editoria è possibile distinguere tra fiction foodwriting e nonfiction foodwriting. Nella prima si scrive qualcosa che è frutto di fantasia, ad esempio sceneggiature teatrali e cinematografiche, romanzi, poemi culinari,... il tutto a tema food. Avete presente il film Chef? O Amore, cucina e curry? Vi dice qualcosa Chocolat? Ecco, tutta farina del sacco fiction foodwriting.
Nella nonfiction foodwriting invece, chi scrive racconta la realtà e la verità; in questo caso alcuni prodotti di pubblicazione possono essere libri di ricette, volumi di memorie culinarie, biografie di grandi chef, manuali di educazione alimentare, e così via.
Il settore giornalistico in cui è impiegata la foodwriting è ancora più eclettico del precedente. Il food journalist, colui che si occupa di giornalismo in ambito food, può redigere articoli di cronaca enogastronomica, articoli di storia e cultura dell'alimentazione, oppure ancora di scienza e tecnica della cucina e di educazione alimentare. E ancora interviste, critiche enogastronomiche, riassunti di eventi e manifestazioni del settore, presentazioni di prodotti alimentari e vitivinicoli, recensioni di libri/film/mostre a tema enogastronomico, reportage di viaggio e inchieste in campo food and beverage. L'elenco è decisamente ampio.
Parliamo ora di comunicazione aziendale. In questo ambito la foodwriting viene sfruttata in tutti quei processi di differenziazione e riconoscimento del brand. Questo significa, in concreto, occuparsi di social media editing, di copywriting e pubblicità, oppure ancora di comunicati stampa per aziende del settore enogastronomico.
E nel turismo enogastronomico? La foodwriting viene impiegata con un approccio narrativo e il racconto stesso diventa una strategia per la promozione di un determinato territorio.
su quali valori si basa?
Chi si accinge alla disciplina ostica e affascinante della foodwriting dovrebbe essere consapevole della responsabilità etica, socioeconomica e umanitaria che essa porta con sé.
Sostenibilità, trasparenza, cultura e convivialità sono solo alcuni dei valori da non dimenticare quando si racconta di cose da mangiare.
Le informazioni riportate in questo post sono tratte dal manuale di scrittura enogastronomica della docente e scrittrice Mariagrazia Villa, intitolato Professione food writer - Dario Flaccovio Editore, che consiglio di consultare per un approfondimento sul tema.