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Caffè: ecco perché non userete più la moka se la mattina avete bisogno di una carica extra

C'è chi lo preferisce amaro, chi macchiato, chi non rinuncia mai a un espresso al volo alla mattina e chi invece lo evita come la peste. Quello del caffè è un vero e proprio rito, ma quanti sono i metodi conosciuti per prepararlo al meglio?

Con il post di oggi scopriamo due "nuove" mode poco diffuse in Italia ma ampiamente apprezzate all'estero, che accanto alla tradizionale moka e alla mitizzata napoletana (a proposito, sapete che in realtà questo strumento è stato inventato in Francia?) costituiscono la categoria delle coffee slow preparation.



 


french press

Il french press, anche chiamato "caffettiera a stantuffo", affonda le sue radici in Francia nella metà dell'Ottocento. Si tratta di uno strumento dal funzionamento semplice e immediato: dopo aver scaldato la caffettiera con un goccio d'acqua che andrà poi buttata, è possibile inserire il caffè, ricordando che per un risultato perfetto è opportuno utilizzare una polvere dalla grana medio/grossa. Una volta aggiunto il caffè, è il turno dell'acqua: calda ma non bollente, l'ideale sarebbe ad una temperatura di 90-92°C; la dose da seguire è di 1g di caffè ogni 20g di acqua. A questo punto la polvere deve rimanere in infusione per un minimo di 3 minuti, in questo modo sprigionerà lentamente tutti i suoi aromi e risulterà più ricco in caffeina rispetto a un classico espresso, proprio grazie al tempo di riposo relativamente lungo. Ecco perché il french press è il metodo ideale per chi alla mattina ha bisogno di una bella carica! Una volta terminata la fase di infusione è possibile spingere lentamente lo stantuffo verso il basso, così da schiacciare la polvere ed evitare che finisca nella bevanda, che ora è calda e pronta da gustare.



Chemex con filtro inserito nella parte superiore

Chi invece preferisce un caffè preparato letteralmente a regola d'arte può optare per il Chemex. Brevettato nel 1941 dal chimico tedesco Peter Schlumbohm, il Chemex è un vero e proprio gioiellino di design esposto al MoMA di New York. A differenza del french press, non sfrutta un metodo di infusione, bensì di percolazione. Si procede innanzitutto con l'inserimento dell'apposito filtro, che viene subito inumidito così da garantirne la perfetta aderenza al vetro; nel filtro viene poi aggiunta la polvere di caffè. A questo punto si aggiunge l'acqua, da versare calda con movimenti lenti e concentrici in dose 1:15 (1g di caffè ogni 15g di acqua). Il caffè gocciolerà alla base dello strumento, e una volta terminata l'acqua ed eliminato il filtro sarà pronto da servire. La preparazione del caffè in Chemex richiede ovviamente un po' di pazienza, è l'ideale per una merenda affascinante!




 

Le informazioni contenute in questo articolo provengono da una lezione promossa dall'Università del Caffè di Trieste, a cui va il mio ringraziamento, in occasione dell'evento Sweety of Milano del 21 settembre 2019.

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